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NOLEGGIO LUNGO TERMINE

Fiat

La storia della FIAT si identifica in larga parte con la storia dell’economia italiana e dello sviluppo industriale di un Paese che ha saputo imporsi da protagonista sulla scena economica internazionale. Le origini della FIAT, acronimo di “Fabbrica Italiana Automobili Torino”, risalgono al 1899 quando un gruppo di uomini d’affari torinesi, capeggiati da Giovanni Agnelli, si proposero come scopo la realizzazione di un prototipo di automobile. Tali investitori seppero approfittare del fermento creativo e del clima sociale favorevole che caratterizzava in quegli anni Torino, città che si presentava come laboratorio di innovazioni, soprattutto nel campo dell’industria. Le vetture FIAT seppero imporsi subito non solo sul mercato italiano ma anche su quello internazionale qualificandosi come prodotti di lusso destinati ad un’elite di consumatori. Il primo marchio del 1899 era costituito da una “pergamena” di ottone montata sul cofano, ispirata ai gusti dell’epoca: il lettering era inciso a mano e accanto alla lettera “N” c’era uno spazio per il numero di produzione seriale; nel primo manifesto pubblicitario di Carpanetto appariva l’acronimo punteggiato. Nel 1901 il marchio risentiva delle movenze sinuose dello stile liberty. Nel 1903 comparve un altro marchio-targhetta con due rami d’olivo stilizzati su un sole levante, allusione probabile alla frase biblica “Fiat lux”, ed era posto vicino ai pedali; per la prima volta, apparì l’acronimo in grande evidenza. Nel 1908 fece la sua prima apparizione sul radiatore il notissimo marchio ovale, forse il più bel marchio italiano in stile liberty con le scritte e le decorazioni in oro sul fondo blu di Prussia che resisterà sulle auto FIAT fino agli anni Venti. Infatti, con la partecipazione alle gare sportive, dal 1921 iniziò la serie dei marchi rotondi con la corona d’alloro; fu regolarmente utilizzato su tutte le auto fino al 1932. In quell’anno fece la sua prima apparizione il marchio FIAT di tipo rettangolare che divenne celebre con l’uscita della Balilla. È interessante notare come, per esigenze di modernità, si scelse un carattere bastone allungato, senza fronzoli e con la caratteristica lettera “A” ad andamento sghembo; questo marchio con il nome FIAT su fondo rosso era l’espressione dell’architettura degli anni Trenta. Salvo piccole variazioni nel design delle lettere e nel profilo dei bordi, non mutò per quasi trent’anni; nel 1955 la sola lettera “A” diventò spigolosa. Nel 1964 fu riutilizzato il marchio circolare con la corona d’alloro solamente per firmare le vetture da corsa. Nel 1968 il marchio fu rinnovato in modo sostanziale per divenire l’elemento base di tutta l’identità FIAT; fu progettato da Armin Vogt dell’agenzia svizzera Reiwald. Secondo il principio di rendere semplice la comunicazione della complessità, della vastità e della differenziazione dei prodotti e dei settori dell’Azienda, fu deciso di ricondurre il tutto ad un elemento unificatore: il rombo, cioè ad una unità di misura di tipo architettonico. Praticamente si componeva di quattro rombi neri inclinati di 72 gradi e le lettere maiuscole color argento nel carattere Univers; nel 1972 i quattro rombi divennere blu e le lettere in bianco. Praticamente, fu così che il marchio FIAT nacque da una semplicissima operazione di montaggio o di assemblaggio, proprio come succedeva in fabbrica. A partire dal 1981, sul cofano delle auto apparivano 5 linee parallele e oblique, ottenute dall’intersezione dei 4 rombi del marchio; negli anni Novanta, sulle automobili le linee ridussero le dimensioni. Nel 1999 tra le molte iniziative studiate per festeggiare il centenario è tornato, sia pure stilisticamente aggiornato, lo scudetto rotondo con la corona d’alloro che distingueva le auto FIAT negli anni Venti; questo restyling ha interessato solamente il marchio-cofano delle nuove auto ma non il marchio ufficiale che, l’anno successivo, ha solamente subìto una modernizzazione ad opera di Maurizio Di Robilant. Durante i primi anni del 2000 la Casa torinese è riuscita a riprendersi dalla più grave crisi finanziaria della sua storia; a suggello del percorso compiuto, nel 2006 si decise di rinnovare il marchio riaffidando l’incarico a Maurizio Di Robilant in collaborazione con il Centro Stile Fiat. Si concepisce il nuovo marchio prendendo spunto dal celebre scudo che campeggiava sul frontale delle autovetture dal 1932 al 1968, caratterizzato dallo sfondo rosso e dai caratteri allungati della scritta. Il tutto incastonato in una cornice tonda cromata dall’effetto tridimensionale che evoca un’idea di tecnologia e design italiano, oltre a rendere omaggio al marchio rotondo con alloro degli anni Venti.

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500C

500

Panda

La Fiat 500 ha un aspetto unico e intramontabile, che l'aggiornamento di luglio 2015 (nuovi paraurti, fanali leggermente modificati) ha reso ancora più ricercato. L'interno rétro e con rivestimenti sfiziosi è adatto per quattro persone, anche se chi siede dietro non ha molta aria sopra la testa. Accettabile la capienza del baule. Sempre a luglio 2015 è stato introdotto un moderno impianto multimediale con schermo di 5" al centro della plancia: può essere integrato di radio digitale, navigatore e "app" dedicate, ma è privo di lettore cd. Nella guida l'auto è intuitiva, poco affaticante (cambio e sterzo sono leggeri e precisi da azionare) e, con il bicilindrico TwinAir da 85 CV, anche briosa. Il 1.2 a benzina (69 CV) è un po' fiacco, ma è proposto anche a Gpl.

Più che una cabriolet, la Fiat 500C è una sfiziosa “convertibile” in miniatura: ha la capote in tela (fornita in molti colori a scelta), ma conserva le arcate dei montanti laterali in acciaio. Per “scoprirla”, basta premere un pulsante e attendere dieci secondi; in aggiunta, fino alla velocità di 60 km/h è possibile reclinare anche il lunotto (che è in vetro e dotato di sistema di sbrinamento elettrico). Più costosa della versione chiusa (la maggiorazione è attorno ai 2.500 euro), la 500C ne riprende l’impostazione dell’abitacolo, che è elegante, ben rifinito e omologato per quattro, anche se realmente comodo soltanto per gli occupanti dei due posti anteriori. Da segnalare che la diversa forma della coda ha fatto “sparire” il portellone posteriore, sostituito da un piccolo (e molto meno pratico) sportello. La Fiat 500C c'è solo con il 1.2 a benzina da 69 CV, che è regolare ma vivace solo se tenuto su di giri. Trattandosi di una citycar, la guida è molto gradevole: lo sterzo è diretto e preciso, il rollio limitato, il cambio manuale ben manovrabile (lenta, invece, la trasmissione robotizzata optional). 

Ha una linea da piccola multispazio, con volumi squadrati e profili tondeggianti che le danno un aspetto “muscoloso”, simpatico e ancor oggi moderno; utili i profili laterali in gomma (di serie per gli allestimenti più costosi) che proteggono la vernice dai piccoli urti. I motivi quadrangolari stondati contraddistinguono gli elementi dell’abitacolo della Fiat Panda, donando un aspetto personale e ben integrato. Sono così la strumentazione, il “cuscino” al centro del volante e la grande tasca nella parte destra della plancia (che è in plastica rigida, ma discretamente rifinita). Niente male lo spazio a bordo, adeguato a quattro adulti; l'omologazione per il quinto posto va però pagata a parte. Stesso discorso per l'utile sedile anteriore destro con schienale ripiegabile in avanti, che consente di trasportare oggetti lunghi fino a due metri. Nata per la città, dove trae vantaggio dalla lunghezza di appena 365 cm, dalla buona visibilità e dallo sterzo particolarmente leggero da azionare, la Fiat Panda è abbastanza a suo agio anche nei percorsi extraurbani e vanta una discreta vivacità persino col motore d’accesso alla gamma, il 1.2 a benzina da 69 CV. Non mancano le versioni a Gpl (la 1.2 EasyPower da 69 CV) e le scattanti bicilindriche turbo 0.9: a benzina con 85 cavalli, e a metano (Natural Power) con 71 CV. La versione City Cross ha le stesse caratteristiche estetiche e di assetto della quasi omonima versione della Panda 4x4, ma la trazione è soltanto anteriore. Tenete conto che nella prima parte del 2020 è previsto il debutto delle tricilindriche 1.0 ibride "leggere" a benzina: promettono consumi inferiori di un buon 20% rispetto alle 1.2, con potenza e prestazioni molto simili. 

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500X

Panda Cross 4x4

Tipo 5 Porte 

Più corta di 16 centimetri rispetto alla Fiat Tipo con la coda (ma più pratica per la presenza del portellone), ne mantiene le doti: costa poco per quello che offre e ha un abitacolo e un bagagliaio molto spaziosi per la categoria. Le finiture sono semplici, senza risultare povere. Su strada è facile da condurre e offre un discreto comfort. Elevata la tenuta di strada, mentre dello sterzo si apprezza l'omogeneità di risposta e la funzione City, che lo alleggerisce molto in manovra.

Crossover compatta dalle linee arrotondate e originali, grazie agli ingombri non esagerati (la lunghezza è sotto i 430 cm) la Fiat 500X ben si presta anche all’uso cittadino. Piacevole l’abitacolo, in generale ben rifinito sebbene non manchi qualche plastica (per esempio quelle dei pannelli delle porte) non all’altezza del prezzo della vettura. La posizione di guida, pur rialzata, è quella di una berlina, e l’abitabilità è generosa (ma il bagagliaio è piccolo); chi viaggia dietro può contare su un divano ampio e non scomodo nemmeno per tre persone. Manca il tasto City, presente su altre Fiat, che alleggerisce di molto il volante in manovra: se ne sente la mancanza. Le meno costose Urban hanno paraurti più "automobilistici" e minori sistemi di sicurezza; le Cross presentano un aspetto più "fuoristradistico" e una dotazione più completa. Agile su asfalto e piuttosto confortevole (solo con i cerchi di 18'' l'assorbimento non è sempre ottimale), la 500X è offerta con motori a benzina 1.0 turbo (120 CV) e 1.3 turbo (150 CV), oppure diesel 1.3 (95 CV) e 1.6 (120 CV). La 1.3 a benzina monta di serie un cambio robotizzato a doppia frizione, offerto come optional per la 1.6 a gasolio.

La carrozzeria è la stessa delle altre citycar torinesi, anche se la Fiat Panda 4x4 è più lunga di 4 cm (per un totale di 369) a causa degli scudi dal disegno specifico, provvisti di protezioni inferiori (in plastica) al pari dei sottoporta. Distintivi anche i cerchi in lega bruniti di 15 pollici e, soprattutto, l’assetto rialzato che fa aumentare la distanza minima da terra di quasi 5 cm. Così – anche se come nel modello precedente non sono previste le marce ridotte – è possibile affrontare gli sterrati di un certo impegno, sfruttando appieno i vantaggi del rinnovato sistema di trazione integrale: basato su due frizioni magnetiche e gestito dall’elettronica, trasferisce la coppia alle ruote dietro quando rileva uno slittamento di quelle davanti; per le situazioni critiche c’è il tasto Eld (di fianco alla leva del cambio), che migliora la “motricità” frenando singolarmente le ruote che perdono aderenza (o che sono addirittura sollevate). Quanto agli interni, troviamo sedili più “contenitivi” e, come i pannelli delle porte, rivestiti in ecopelle lavabile; presente anche un portaoggetti aggiuntivo, ma il quinto posto rimane a pagamento. La guida su strada della Fiat Panda 4x4 non risente dei circa 80 kg di massa in più rispetto alla versione con trazione anteriore, dunque l’agilità rimane elevata e, visto che il sedile di guida è più alto da terra, migliora pure la visibilità (un vantaggio anche nei parcheggi). Equilibrato l'unico motore disponibile, ossia il bicilindrico a benzina 0.9 TwinAir: fornisce 85 CV sia nella versione "base" sia nella Cross, dalla più evidente e riuscita caratterizzazione fuoristradistica.

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QUBO

Tipo SW

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L'auto è una tradizionale berlina di medie dimensioni, con il bagagliaio separato dall'abitacolo. I suoi punti di forza sono il rapporto dotazione/prezzo e l'abbondante spazio a disposizione per i passeggeri e per i bagagli. Nonostante il prezzo allettante, questa vettura non è un "low cost". Lo si capisce dall'aspetto dell'abitacolo, semplice ma non "povero" (se non in alcuni dettagli) e, soprattutto, nella guida: l'auto ha un comportamento genuino (sicuro, gradevole e caratterizzato da una certa brillantezza nelle versioni con motore turbo) e simile a quello delle altre Fiat. Del resto la meccanica e i motori derivano da quelli della Fiat 500 L.

Anche la Fiat Tipo Station Wagon spicca per il favorevole rapporto dotazione/prezzo, come le sue due "sorelle" con differente carrozzeria. Già la versione base Easy offre tutto il necessario (climatizzatore compreso) e a prezzi interessanti si possono avere optional importanti, come il sistema di frenata automatica d'emergenza; la Tipo, però, non può montare alcuni accessori all'ultimo grido, come il portellone ad apertura elettrica o i sensori dell'angolo cieco degli specchietti. L'abitacolo è spazioso e discretamente rifinito, Il bagagliaio capiente e anche ben sfruttabile: ha il fondo posizionabile sue due altezze e, a divano abbassato, non si creano gradini. Nella guida l'auto è sicura e prevedibile e, con il 1.6 a gasolio e il 1.4 turbo a benzina, anche brillante.

La lunghezza è quella di un’utilitaria (meno di 4 metri: la base è la stessa della Grande Punto), e la linea davvero originale e simpatica. Grazie alla carrozzeria alta e squadrata, la Fiat Qubo offre tanto spazio a bordo: quattro adulti viaggiano comodi, e anche ospitare un terzo passeggero sul divano non è un problema. L’abitacolo, al quale si accede attraverso pratiche porte posteriori di tipo scorrevole, è improntato alla massima funzionalità, anche se la plancia è in plastica rigida e non manca qualche dettaglio economico. Il bagagliaio è grande, ha la soglia di carico a filo e può essere facilmente ampliato ripiegando, oppure togliendo del tutto, il divano. Fra le tre versioni proposte per la Fiat Qubo, la più vivace è la 1.3 Multijet turbodiesel da 95 CV, che si affianca a quella da 80 CV studiata apposta per rispettare i limiti di legge per i neopatentati. Sono invece poco scattanti le 1.4, e in particolare la Natural Power a benzina e a metano (soltanto 69 CV quando funziona a gas). L’allestimento Trekking ha le sospensioni a più lunga escursione e il sistema Traction Plus che limita lo slittamento delle ruote motrici in modo selettivo per ciascuna ruota, migliorando la mobilità sui fondi a bassa aderenza.

 

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500l
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Doblò

500L

500l Wagon

Multispazio dalle linee squadrate, la Fiat Doblò ha un frontale "morbido" e tondeggiante. Amplissimo l’abitacolo, e anche il bagagliaio: nonostante le dimensioni non esagerate, ha un vano di carico che arriva a 3200 litri. Adatta a chi cerca la massima praticità ma non vuole rinunciare a interni gradevoli e discretamente rifiniti (anche se si nota chiaramente la derivazione da un veicolo commerciale), permette di viaggiare comodi in cinque (tutti su poltroncine singole) e, volendo, persino in sette: come optional ci sono due posti aggiuntivi in terza fila, ospitali anche per due adulti; in tal caso, però, di spazio per le valigie ne resta poco. La gamma comprende un 1.4 da 95 CV oppure (turbo) con 120 CV, proposto in alternativa a un 1.6 turbodiesel Multijet da 95 o 120 CV (per quest’ultima è disponibile anche la declinazione “Maxi”, con carrozzeria allungata da 439 a 474 cm, il che fa aumentare la capacità di carico fino a 4 metri cubi). Il listino si completa con la 1.4 T-Jet Natural Power alimentata anche a metano, con potenza di 120 CV.

Originale monovolume dalle dimensioni non esagerate (è lunga 424 cm, circa 70 in più della 500 a tre porte), la Fiat 500L si distingue per l’ottimo sfruttamento dello spazio: l’abitabilità è notevole anche nella zona posteriore, e il divano scorrevole longitudinalmente (di 10 cm) permette di aumentare l’agio per le gambe dei passeggeri oppure il volume del bagagliaio (che, in tal modo, varia da 343 a 415 litri); adeguata la qualità delle finiture, giovanili e "allegri" i rivestimenti. Con l'aggiornamento di metà 2017 il cruscotto e l'impianto multimediale sono più tecnologici, il volante è nuovo, mentre la leva del cambio (montata circa 5 cm più in alto) è più facile da raggiungere. Piuttosto agile e adatta alla città, nonostante lo sterzo un po’ lento, si rivela piacevole da guidare anche fra le curve, oltre che sempre sicura. C’è una sola versione a benzina (la 1.4 16V da 95 CV, non proprio scattante) e due a gasolio (la 1.3 Multijet da 95 e la 1.6 da 120 CV). Nel listino della Fiat 500L c’è anche "l’avventurosa" versione Cross, più alta da terra, con caratterizzazione estetica quasi da suv e aiuti elettronici per i fondi scivolosi (ma ha solo le ruote M+S: su asfalto gli spazi di frenata su asfalto si allungano un po').

 

Uguale alla 500L fino alle portiere posteriori, la Fiat 500L Wagon si differenzia nella coda, più lunga di una spanna (per una lunghezza totale di 438 cm contro 424). Dunque non cambia lo spazio, peraltro abbondante, a disposizione di chi siede sul divano scorrevole, ma cresce sensibilmente la capacità del bagagliaio (560-638 litri con i cinque posti in uso, e 1704 rinunciando alla seconda fila); quest’ultimo, inoltre, può essere arricchito con una coppia di sedili a scomparsa, che, però, riducono la capacità di carico (quella massima scende a 1590 litri, quella con i cinque posti in uso a 416-493 e, viaggiando in sette, ne restano 168). Contraddistinto da finiture di buona qualità, l’abitacolo della Fiat 500L Wagon è stato aggiornato a metà 2017: migliorati i comandi del "clima" e la leva del cambio (montata più in alto) e inediti il volante, il cruscotto e il sistema multimediale. Maneggevole e adatta anche alla città (il passo è invariato rispetto alle altre 500L), questa monovolume è facile da guidare oltre che comoda. Scegliendo la 1.6 a gasolio (120 CV) si può contare su un buon rapporto prestazioni/consumi, altrimenti ci sono l’ancor più parca 1.3 Multijet, che, però, è meno brillante (95 CV) pur essendo l'unica abbinabile alla trasmissione automatica (un lento cambio robotizzato). A benzina c’è solo il 1.4 da 95 CV. Gli allestimenti della Fiat 500L Wagon sono accomunati da una buona dotazione di sicurezza, anche se il settimo airbag, quello destinato alle ginocchia di chi guida, si paga a parte (come la frenata automatica d'emergenza).

 

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Fullback

Questo grande pick-up derivato dalla Mitsubishi L200 è proposto in versione a due e a quattro porte. In quest'ultimo caso, l'abitacolo è spazioso e confortevole. Dotato di un sofisticato sistema di trazione integrale inseribile, che si può facilmente comandare con la manopola fra i sedili, il veicolo può affrontare il fuori strada impegnativo (ha le marce ridotte e un'elevata distanza fra il fondo della vettura e il suolo). Su asfalto, il pick-up non se la cava affatto male, e può contare sul brillante (e rumoroso) motore a gasolio. C'è anche un morbido cambio automatico.

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