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NOLEGGIO LUNGO TERMINE
Mazda
La storia della Mazda inizia nel 1920, quando Jujiro Matsuda crea la Toyo Cork Kogyo Co., azienda specializzata nella lavorazione del sughero. Il nome Mazda – simile al cognome del fondatore e ispirato anche ad Ahura Mazda, divinità zoroastriana – vede la luce nel 1931 ma viene utilizzato fino al 1984 solo per battezzare i modelli e non l’intero brand.
Il debutto con le auto
La società nipponica, in crisi economica, decide all’inizio degli anni Trenta di puntare su altro e realizza la Mazda-Go, una specie di moto a tre ruote dotata di un motore monocilindrico.
Durante la Seconda Guerra Mondiale la Mazda produce armi per l’esercito giapponese: la bomba atomica su Hiroshima (ancora oggi sede della Casa nipponica) non causa gravi danni all’impianto.
Il motore rotativo
Alla fine degli anni Cinquanta il marchio di Hiroshima decide di puntare sul motore Wankel, un propulsore rotativo (niente pistoni, rimpiazzati da un rotore) più compatto di quelli tradizionali e in grado di girare a regimi più elevati.
La dirigenza Mazda acquista i diritti di realizzazione di questa particolare unità e la monta su numerose vetture: la prima è la coupé Cosmo Sport del 1967.
La crisi petrolifera
Con la crisi petrolifera del 1973 gli automobilisti iniziano a snobbare il motore Wankel, troppo assetato di carburante. La Casa nipponica decide quindi di utilizzare esclusivamente propulsori tradizionali sulle vetture “normali” e di mantenere l’unità rotativa solo sulle sportive, come ad esempio la RX-7 del 1978.
La partnership con Ford
Nel 1979 la Ford acquista il 7% delle azioni Mazda e nel decennio successivo questa partnership si intensifica ancora di più. Vengono realizzati numerosi modelli in comune, destinati soprattutto al mercato nordamericano.
La MX-5
La spider MX-5 – presentata nel 1989 – è la vettura più famosa del marchio giapponese, nonché la roadster più venduta di tutti i tempi. Nata in un periodo di “magra” per le scoperte a trazione posteriore, conquista immediatamente gli automobilisti di tutto il mondo: merito dello stile moderno e dell’elevato piacere di guida che è in grado di offrire.
Gli anni Novanta
Gli anni Novanta si aprono alla grande per Mazda, che grazie alla 787B dotata di motore Wankel – e guidata da un equipaggio composto dal tedesco Volker Weidler, dal britannico Johnny Herbert e dal belga Bertrand Gachot – diventa nel 1991 la prima (e per il momento unica) Casa asiatica ad aggiudicarsi la prestigiosa 24 Ore di Le Mans.
Nonostante la crisi economica, che porta la Ford – nel 1996 – a controllare il 33,4% delle azioni del marchio nipponico, la Casa giapponese continua a proporre soluzioni tecnologiche innovative: l’ammiraglia Xedos 9 del 1996 è la prima vettura al mondo dotata di motore a ciclo Miller (più efficiente rispetto al ciclo Otto).
Il XXI secolo e il design
Nel XXI secolo la Mazda inizia a concentrarsi sul design: nel 2002 la prima generazione della berlina Mazda6 conquista per le sue forme sexy ma la vera svolta arriva l’anno successivo con la coupé RX-8. Dotata di motore Wankel e contraddistinta dalla presenza di quattro porte (quelle posteriori piccole e con apertura controvento), si rivela una delle proposte che meglio simboleggiano l’unione tra originalità stilistica e innovazione.
Dal 2008 – cioè da quando la Ford ha ceduto quasi tutte le azioni della Casa giapponese – il brand del Sol Levante è tornato ad essere indipendente.
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La piccola Mazda 2 abbina uno stile movimentato e grintoso a interni moderni. Il cruscotto con tachimetro digitale dà un tocco tecnologico a un ambiente che, salvo qualche dettaglio, appare ben curato; inoltre, di serie per il più ricco dei tre allestimenti in gamma, e opzionale per quello intermedio, c’è il sistema multimediale/navigatore con schermo di 7 pollici a sbalzo nella plancia (anche con connessione a internet). All’abitabilità adeguata per quattro adulti si accompagna un bagagliaio di capienza sufficiente, e non dei più accessibili. Provvista di sospensioni non troppo morbide, la Mazda 2 conta su uno sterzo abbastanza preciso: su strada sa divertire. Adatto alla guida “disinvolta” pure il cambio, che è preciso e con brevi movimenti della leva. Con l'aggiornamento di inizio 2020, l'automatico non è più disponibile e i propulsori (solo a benzina) sono diventati "mild hybrid": il maxi-motorino di avviamento è collegato all'albero motore e, in accelerazione lo aiuta a girare. Nei rallentamenti, invece, viene trascinato dalle ruote e produce corrente, che viene immagazzinata in un supercondensatore dedicato. La grinta ai bassi giri non è molta, ma sfruttandoli a fondo, i quattro cilindri consentono prestazioni più che buone. Tutte le Mazda 2 sono omologate come ibride e godono delle agevolazioni dedicate a questo tipo di vetture (come l'accesso libero a certe ztl). Da segnalare che, per l’allestimento Exceed, si può avere pure il pacchetto i-Activesense Technology (di serie per la Exclusive) con chiave intelligente, abbaglianti automatici, e il sistema di monitoraggio dell’angolo cieco dei retrovisori e dell’area dietro la vettura quando si abbandona un parcheggio in retromarcia.
L'aspetto aggressivo e personale (con il cofano basso e lungo contrapposto alla coda raccolta e arrotondata) contraddistingue questa berlina di medie dimensioni. Altrettanto originale l'elegante abitacolo della Mazda 3, con la plancia elaborata e i diffusori del climatizzatore che incorniciano il cruscotto parzialmente digitale. Le finiture sono accurate e lo spazio più che soddisfacente, ma i finestrini piccoli rendono poco luminosi i posti dietro (e penalizzano la visibilità posteriore). Non eccezionale la capacità del baule. Equilibrata nelle risposte, con un preciso cambio manuale (valido anche l'"automatico") e una notevole agilità, la vettura è particolarmente gradevole nella guida e ha ampi margini di sicurezza. Le versioni "ibride leggere" a benzina meno potenti (con un 2.0 collegato tramite una cinghia a una piccola unità elettrica) dispongono di 122 o 150 CV: sono fluide, ma proporzionalmente poco vispe in ripresa. Più vivace, ma non davvero sportiva, la ben più costosa versione 2.0-X con motore dalla combustione "magra" ad alto rendimento, e briosa e regolare nel funzionamento quella col 1.8 a gasolio da 116 CV.
Affinata più volte (nel 2015, 2016 e 2018), la Mazda 6 continua a distinguersi per la linea grintosa e personale, elegante grazie alle forme fluide e all'assenza di orpelli. L’abitacolo ha invece uno stile sobrio, che fa pensare alle tedesche di qualche anno fa; la qualità è buona, con solo qualche dettaglio inadeguato alla classe della vettura. Lo spazio non manca nemmeno nella zona posteriore, grazie pure al divano che non penalizza un eventuale passeggero centrale; commisurato alle notevoli dimensioni dell’auto il bagagliaio, che all’occorrenza si può ampliare reclinando lo schienale frazionato (lo si sblocca tramite due leve sotto la cappelliera e libera una profondità utile di 220 cm). I motori a benzina (un 2.0 da 165 CV e un 2.5 da 192, solo con il cambio automatico) sono fluidi, ma non proprio energici, e anche rumorosi se sollecitati a fondo, mentre il 2.2 turbodiesel, disponibile con 150 o 184 CV, è vivace, pronto in un ampio campo di regimi e silenzioso; lo si può avere pure con il valido cambio automatico-sequenziale a 6 marce (al posto di quello manuale, dall'eccellente manovrabilità). Con il 2.2 a gasolio le prestazioni sono brillanti, e bene assecondate dalle doti di tenuta di strada della vettura; la maneggevolezza è buona, come pure il comfort (anche se le versioni con le ruote di 19" sono un po' salterine sullo sconnesso). Valida in rapporto al prezzo, la dotazione della Mazda 6 comprende anche numerosi dispositivi di assistenza alla guida di ultima generazione.
MX-5 Roadster
MX-5 RF
6 Wagon
Risale al 2015 il lancio di questa quarta generazione della Mazda MX-5, la compatta spider considerata un classico nel suo genere: il primo modello risale al 1989, e già nel 2016 è stato raggiunto il traguardo del milione di esemplari venduti (un record fra le sportive a due posti). La formula è quella delle origini, e prevede il motore anteriore (montato in posizione longitudinale e arretrata) e la trazione posteriore. Ne risulta una equilibrata ripartizione dei pesi (50:50) fra avantreno e retrotreno, vanto delle sportive inglesi degli anni 60, delle quali questa giapponesina rappresenta l’erede putativa. Grazie alle dimensioni ancor più contenute che in passato (la vettura è lunga appena 392 cm) e alla progettazione definita anche in funzione della riduzione del peso (cofano, baule e rinforzi del paraurti sono in alluminio), ora la massa è intorno ai 1000 kg. Un fattore che favorisce la maneggevolezza e le prestazioni, vivaci anche nel caso della 1.5 da 132 CV. In alternativa c’è la più incisiva versione 2.0 da 184 CV, anch’essa a benzina. In entrambi i casi, l'allungo termina solo a 7500 giri e abbinato c'è un cambio manuale preciso e rapido manuale a sei marce. Rispetta la tradizione e le esigenze della leggerezza pure la capote, che è in tela e provvista di sistema di apertura manuale (facilmente azionabile stando seduti). Piuttosto ben curato l’abitacolo della Mazda MX-5, “cucito addosso” a guidatore e passeggero, non privo di piccole attenzioni al comfort, quali gli altoparlanti dell’hi-fi integrati nei poggiatesta oppure il frangivento che “taglia” i vortici quando si viaggia a cielo aperto. Con l'aggiornamento del 2018 è finalmente arrivata anche la regolazione in profondità del volante, che si va ad aggiungere a quella in altezza: i più alti possono finalmente assumere una posizione di guida corretta. Non mancano, poi, interessanti aiuti elettronici alla guida, come l'avviso di uscita involontaria dalla corsia, la frenata d'emergenza automatica e i sensori degli angoli ciechi degli specchietti.
Sottoposta, come la berlina, a una serie di lievi aggiornamenti, la Mazda 6 Wagon è una famigliare sportiva nella linea e nel comportamento stradale: fra le curve è piacevole da guidare, grazie alle sospensioni solide (ma non “punitive” sullo sconnesso, se non nelle versioni con ruote di 19") e allo sterzo preciso (anche se non molto diretto). Appena più corta della berlina dalla quale deriva (481 cm anziché 487: un fatto insolito), offre l’abitabilità che ci si aspetta da una vettura di questo tipo, con spazio abbondante anche sul divano (che può ospitare tre adulti senza troppi sacrifici). Esteticamente meno “frizzanti” della carrozzeria, gli interni sono realizzati con cura, sebbene non manchi qualche dettaglio al di sotto delle attese. Tre i motori nella gamma della Mazda 6 Wagon: un 2.0 da 165 CV e un 2.5 da 192 CV a benzina e un vivace e silenzioso 2.2 turbodiesel con potenza di 150 o 184 CV; in alternativa al cambio manuale a sei marce (dall'ottima manovrabilità) c’è un rapido automatico-sequenziale (che, però, si adatta meglio ai motori diesel che al 2.5) e non manca una versione a trazione integrale (AWD). Già l’allestimento “base” Evolve è bene equipaggiato, e l’intermedio Business aggiunge sofisticati dispositivi di ultima generazione che migliorano la sicurezza attiva (come la frenata automatica, anti-tamponamento e anti-investimento). Solo per chi vuole il massimo c’è la Exceed.
È la versione con tetto rigido retrattile (la sigla RF sta per Retractable Fastback) della Mazda MX-5, e da chiusa ha forme da coupé. Scoprendola (in circa 13 secondi, premendo un tasto nella consolle centrale, ma solo con l’auto in movimento a meno di 10 km/h), la parte centrale del tetto e il lunotto si ripiegano nel baule facendo restare a vista la struttura posteriore, a dare un effetto “targa” decisamente accattivante. Ma quel che più conta è che l’aggravio di peso dovuto alla struttura rigida al posto della capote in tela è di appena 45 kg: le doti di questa leggera e agilissima due posti si ritrovano tutte. Unico difetto rispetto alla Roadster, i maggiori fruscii, giusto dietro i poggiatesta, quando si viaggia scoperti. L’abitacolo è compatto e non è certo fatto per i lunghi viaggi: mancano vani portaoggetti nella plancia e nelle porte, e gli unici tre presenti sono alle spalle delle poltrone (scelta poco pratica). I 127 litri di capacità del baule (tre in meno rispetto alla Mazda MX-5 Roadster) bastano per contenere due piccoli trolley. Tra le chicche, ci sono i fari full led e il sistema multimediale con schermo di 7 pollici con navigatore; per le versioni più ricche è abbinato anche all’impianto Bose con nove altoparlanti, quattro dei quali nei poggiatesta.
CX-30
MX-30
CX-3
La Mazda CX-3 è una piccola crossover dall'aspetto grintoso, disponibile con due o quattro ruote motrici. L'abitacolo è moderno e comodo soprattutto per chi sta davanti: i posti dietro non sono molto ampi. Il bagagliaio ha una capienza soltanto discreta (350 litri con tutti i posti in uso) ma anche l'utile pavimento posizionabile su due livelli, a scelta: se fissato alla quota più alta, porta il piano di carico a filo della soglia. D'effetto l'impianto multimediale con schermo a sbalzo sulla plancia e integrato delle funzionalità Android Auto e Apple CarPlay. Con l'aggiornamento dell'estate 2018, la casa è intervenuta per migliorare il comfort, che non delude affatto (buona l'insonorizzazione). Modificato anche l'assetto: le sconnessioni vengono filtrate con maggiore efficacia. Una scelta che ha fatto perdere un pizzico di reattività all'auto, che resta comunque gradevole nella guida, anche con il nuovo 1.8 diesel da 115 CV (sostituisce il precedente 1.5 con 105 CV).
La prima elettrica della Mazda è una suv-coupé di taglia media (è lunga 440 cm, larga 180 e alta 157) dalle forme filanti e originali: arriverà nelle concessionarie a settembre, ma è già ordinabile nella versione di lancio. Particolari soprattutto le porte posteriori, prive di maniglie esterne e con apertura controvento (ma solo dopo aver aperto anche quelle anteriori). Nel frontale spicca la sottile mascherina, mentre le fasce in plastica attorno ai parafanghi e alla base delle fiancate danno un aspetto muscoloso e proteggono dai piccoli urti da parcheggio o dal pietrisco. L’abitacolo è moderno, con uno schermo di 7 pollici (per la verità montato un po’ troppo in basso) da cui regolare le funzioni del “clima” bizona. Della stessa misura il display del sistema multimediale, stavolta nella plancia. A muovere la Mazda MX-30 è un motore elettrico da 143 cavalli collegato alle ruote anteriori: la batteria agli ioni di litio da 35,5 kWh dovrebbe garantire un’autonomia di 200 km, stando ai dati di omologazione in base al ciclo WLTP. Più avanti arriverà anche una versione con un range extender: un motore wankel collegato a un generatore di corrente permette di ricaricare le batterie.
La Mazda CX-30 è una crossover media, derivata dalla berlina 3. La linea è elegante, con finestrini piccoli, fiancate prive di nervature e parte posteriore rastremata; molto estese le protezioni in plastica nera che contornano la parte inferiore della carrozzeria. Proposta con la trazione anteriore o integrale, e con cambio manuale o automatico, ha interni discretamente ampi per la categoria, bagagliaio incluso. La plancia, sinuosa, vanta forme classiche ma non banali, e comprende un cruscotto con tre grandi quadranti. Quello al centro è digitale; facile la leggibilità, come pure è agevole la gestione degli altri comandi. Le bocchette del "clima", però, non sono il massimo della praticità e il sistema multimediale si azionerebbe più rapidamente con uno schermo di tipo “touch” (invece della manopola nel tunnel). In generale le finiture sono di buon livello, con particolari molto curati (citiamo il volante e il "clima") e qualche dettaglio economico (come il cassetto nella plancia). Una volta partiti la CX-30 si mostra comoda, precisa e sempre affidabile; buona la maneggevolezza. La scelta è fra quattro motori, tre dei quali ibridi "leggeri" a benzina. Il 2.0-G con 122 CV (e quello con 150 CV) spinge con regolarità a tutti i regimi, ma la potenza esce per davvero solo a quelli medio-alti; il cambio manuale (ottima, al proposito, la manovrabilità) va usato con frequenza per viaggiare con brio. Il 2.0-X è innovativo (la combustione avviene per compressione, come nei diesel), promette di bere pochissimo e ha 179 cavalli. Le prestazioni sono superiori, ma alla guida offre sensazioni simili a quelle della versione da 122 CV: occorre sfruttare le marce basse per ottenere il meglio. Infine, il 1.8 diesel: è pronto e brioso, ma nelle riprese il suo rombo si fa sentire parecchio nell'abitacolo. Quanto alla dotazione, tutte le CX-30 sono generose.
CX-5
Rinnovata in quasi 700 particolari rispetto alla Mazda CX-5 che ha debuttato nel 2012, la suv giapponese punta di più sul comfort (sono stati aggiunti materiali fonoassorbenti e i finestrini anteriori hanno ora doppi vetri) senza però sacrificare la sportività. Anzi, le forme basate sull'ultima evoluzione del Kodo Design (uno dei pilastri per la casa di Hiroshima) esprimono slancio e grinta. L'abitacolo è spazioso e, in generale, ben rifinito. Generosa la dotazione, anche per l'allestimento base. Per quanto riguarda i motori, a benzina si può scegliere fra i duemila (da 160 o 165 CV in base al tipo di trasmissione) o l'inedito 2.5 da 194 CV. Unica la cilindrata dei turbodiesel: il 2.2 è proposto con 150 o 175 CV, quest'ultimo esclusivamente con la trazione integrale.
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