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NOLEGGIO LUNGO TERMINE
Suzuki
La Suzuki nasce nel 1909 come azienda specializzata nella produzione di macchine tessili e solo negli anni Cinquanta, in seguito alla crisi del mercato del cotone, viene deciso di diversificare la produzione e di puntare prima sulle biciclette a motore e successivamente sulle moto.
La prima automobile prodotta dalla Casa giapponese è la Suzulight del 1955: trazione anteriore, sospensioni a quattro ruote indipendenti e un motore da 360 cc in grado di generare 16 CV. Basta questo modello – successivamente disponibile anche nella variante furgone – per portare la Suzuki al secondo posto tra i produttori giapponesi di veicoli a quattro ruote, dietro alla Honda.
Un nuovo logo e una gamma ampliata
Nel 1958 su tutte le Suzuki viene adottato come logo la “S” stilizzata ancora oggi utilizzata mentre nel 1965 è la volta della berlina compatta Fronte.
Il marchio nipponico inizia a produrre fuoristrada nel 1970: la LJ10 è dotata di un motore bicilindrico da 360 cc con 21 CV ed è lunga meno di tre metri.
Problemi e soluzioni
L’attività automobilistica della Suzuki negli anni ’70 subisce una battuta d’arresto per via della difficoltà del brand di adeguarsi alle normative antiinquinamento in vigore negli USA. Nel 1975 iniziano ad essere prodotti modelli fuori dal Giappone – per la precisione in Pakistan – mentre nel 1979 è la volta della prima generazione della citycar Alto.
Gli anni Ottanta
Nel 1981 General Motors acquista il 5,3% delle azioni del brand nipponico e annuncia una partnership insieme alla Isuzu per la produzione di nuove vetture di piccole dimensioni. Nello stesso anno debutta l’erede della LJ, da noi conosciuta con i nomi SJ e Samurai.
Altri due accordi hanno luogo nel 1982 quando la Suzuki crea la Maruti (che inizia la propria attività nel 1983, anno in cui viene lanciata la prima generazione della Swift) con l’aiuto del governo indiano e si allea con il marchio spagnolo Santana per poter vendere le proprie fuoristrada in Europa aggirando il contingentamento previsto nel Vecchio Continente per i veicoli “made in Japan”.
Nel 1984 la SJ viene dotata di un più potente motore 1.3 e nel 1988 viene lanciata una SUV capace di sedurre tantissimi automobilisti: la Vitara.
Gli anni Novanta
Gli anni Novanta si aprono per Suzuki con la firma di un accordo che permette al marchio nipponico di iniziare a produrre veicoli dal 1992 in Ungheria. Nel 1998 la GM aumenta la propria quota azionaria del brand giapponese passando al 10%.
Gli anni Duemila e il presente
Nel 2000 la GM acquisisce il 20% delle azioni Suzuki e nel 2003 – anno in cui viene siglata una partnership con Fiat per lo sviluppo e la produzione in Ungheria delle SUV SX4 e Sedici, lanciate nel 2006 – il marchio “made in Japan” conquista per il trentesimo anno consecutivo il primato nazionale delle vendite nel segmento delle “kei car” (piccole automobili – come ad esempio la Wagon R+ – apprezzatissime nel Paese del Sol Levante per ragioni fiscali, pratiche e assicurative).
La seconda generazione della Suzuki Swift, lanciata nel 2004, piace al pubblico giapponese ed europeo. Nel 2009, in occasione del centenario del brand, la Volkswagen acquista il 20% delle azioni del marchio (abbandonato nel frattempo da GM): l’accordo non funziona e si conclude già nel 2011. Nello stesso anno la filiale statunitense chiude i battenti: troppe macchine piccole in un mercato che chiede modelli più grandi, yen forte e normative di sicurezza troppo severe.
Swift
Celerio
Baleno
Esteticamente equilibrata per quanto poco personale, la Suzuki Celerio è una citycar spaziosa in rapporto ai 360 cm di lunghezza della carrozzeria: i posti omologati sono cinque e il divano è adeguato a due adulti. Buono il bagagliaio, di forma abbastanza regolare salvo il gradino che si forma a schienale reclinato. Ben fatti, ancorché non ricercati, gli interni: la maggior parte dei comandi sono disposti con raziocinio e i portaoggetti non mancano; peccato solo che le tasche nelle porte anteriori siano piccole. Maneggevolissima e “facile” in città (lo sterzo è leggero), la Suzuki Celerio è sicura e piacevole fra le curve; non male il comfort, anche se, sull'asfalto "ruvido", si sente molto il rumore di rotolamento delle ruote. La massa contenuta (meno di 900 kg) facilita il compito del 1.0 tre cilindri a benzina DualJet (con due iniettori per cilindro) da 68 CV: l'accelerazione è brillante e i consumi molto contenuti, anche grazie allo Stop&Start.
La Suzuki Swift è una piccola a cinque porte particolarmente compatta e maneggevole. Oltre alle dimensioni, la rendono molto adatta all'uso urbano anche la presenza di versioni ibride, con i vantaggi che ne conseguono (per esempio, accesso alle ztl e parcheggi gratuiti) in parecchie città. La linea è personale e moderna, lo spazio nell'abitacolo molto buono e quello nel baule discreto (265 litri, 54 in più del precedente modello). La plancia ha un'impostazione piuttosto sportiva, con cruscotto a due strumenti circolari, snello volante a tre razze e consolle lievemente orientata verso il guidatore. Molto avvolgenti i sedili, rivestiti in un materiale gradevole, mentre le plastiche sono tutte rigide, e di aspetto economico; precisi e accurati, comunque, gli assemblaggi. Realizzata sulla stessa piattaforma della più grande Baleno, la Swift è un'auto molto leggera, e su strada si sente: rapida nel cambiare traiettoria e dotata di uno sterzo pronto e preciso, si guida con piacere. Il peso ridotto e il sistema ibdiro "leggero" garantisce bassi consumi e un certo brio in tutte le versioni, anche perché già le meno potenti 1.2 hanno 90 cavalli. Molto divertente da guidare, anche se non "cattiva", la 1.4 turbo Sport con 129 CV. La Suzuki Swift, che ha una generosa dotazione (si possono avere anche accessori da vettura di categoria superiore, come i fari full led e il cruise control adattativo) è disponibile anche in versione 4x4, in abbinamento al motore 1.2.
La Suzuki Baleno è un’utilitaria piuttosto originale, caratterizzata dalla mascherina a forma di “V” e dalle marcate nervature nel cofano. L’abitacolo è davvero spazioso anche per i passeggeri posteriori (pare di essere a bordo di una media), ma un po’ austero e dimesso. La plancia, dall'andamento lineare e assemblata con cura, è tutta in plastica rigida, e solo gli inserti color alluminio che contornano le bocchette d’aerazione e la consolle centrale "spezzano" il nero imperante. Lo schermo a sfioramento di 7” (di serie per la B-Top) svolge pure la funzione di retrocamera: utile, considerando che il lunotto è piccolo e inclinato. Ben sfruttabili i portaoggetti (pratico quello alla base della consolle) e ampio il baule; la soglia di carico a quasi 80 cm da terra non aiuta, però, con i carichi pesanti. Il motore 1.2, con due iniettori per cilindro e 90 CV, è interessante soprattutto nella versione equipaggiata con il sistema SHVS (Smart Hybrid Vehicle by Suzuki), che utilizza una tecnologia ibrida "leggera", con batteria agli ioni di litio, garantendo consumi ed emissioni molto bassi. Le sospensioni riescono a contrastare in modo efficace il rollio in curva, ma sono dure sullo sconnesso. Il cambio a cinque marce è preciso; lo sterzo, piuttosto diretto, consente un discreto controllo dell’auto anche in velocità.
Jimny
Ignis
S-Cross
La Suzuki Ignis vanta caratteristiche che la rendono unica. Le dimensioni "mignon" e i bassi consumi (specie nella versione ibrida) sono paragonabili a quelli delle citycar. L'aspetto, i 18 cm che separano il fondo dell'auto dal suolo e la possibilità di avere la trazione integrale avvicinano invece questa piccola alle crossover, mentre il "taglio" della parte posteriore della carrozzeria ricorda le coupé. Un mix che regala una personalità spiccata alla Ignis, che ha un look simpatico. L'abitacolo colorato e dal design moderno è gradevole, nonostante le plastiche siano tutte economiche; inoltre, è spazioso e pratico, come anche il baule (ampliabile attraverso il divano scorrevole). Nella guida si apprezzano la maneggevolezza, il notevole sprint e la fluidità del cambio, ma lo sterzo manca di precisione (servono frequenti correzioni di traiettoria in rettilineo) e i freni non sono dei più potenti. Migliorabile il comfort: il rumore di rotolamento delle gomme è avvertibile e le buche sono poco filtrate (specie per le versioni 4x4, dotate di ponte posteriore rigido anziché ad assale torcente).
Con la vistosa mascherina cromata e il cofano con due evidenti nervature, la crossover giapponese Suzuki S-Cross appare muscolosa, anche se un po' barocca; le utili protezioni in plastica della parte inferiore della carrozzeria e degli archi passaruota aggiungono un pizzico di grinta. L’abitacolo è ravvivato da numerosi profili color alluminio e, in generale, è discretamente curato; abbondante lo spazio a disposizione, sia per i passeggeri (inclusi quelli che viaggiano sul divano) sia per i bagagli. La Suzuki S-Cross ha sospensioni dalla taratura turistica: se si va forte in curva il coricamento laterale è evidente, anche se la sicurezza non ne risente. Moderni ed efficienti i motore turbo a benzina, e si può avere anche la trazione integrale a controllo elettronico 4WD. Quest’ultima offre quattro modalità di funzionamento impostabili con una manopola nel tunnel: in Sport sfrutta il sistema 4x4 per migliorare la tenuta di strada, mentre in Auto privilegia la trazione anteriore per contenere i consumi; per i fondi scivolosi c’è il programma Snow (neve), mentre nelle situazioni in cui serve la massima trazione (come nel fango profondo o nei sentieri in salita) si può bloccare il differenziale centrale (posizione Lock) per avere la coppia motrice equamente ripartita fra i due assi. In alternativa al cambio manuale a 6 rapporti, si può avere un comodo automatico con identico numero di marce.
Ultima erede di una dinastia di minuscole fuoristrada "dure e pure" nata nel 1970, la nuova Suzuki Jimny ne conserva le caratteristiche principali: robusto telaio a longheroni, sospensioni a ponte rigido, trazione posteriore (integrale inseribile con una leva nel tunnel tra i sedili, proprio come una volta), cambio manuale con le ridotte e dimensioni compatte (365 cm di lunghezza con la ruota di scorta montata sul portellone, mentre da un paraurti all’altro ce ne sono 348). Il 1.3 a benzina della vecchia generazione fa posto a un nuovo quattro cilindri 1.5, con 102 CV e una coppia di 130 Nm a 4.000 giri: valori più che adeguati al tipo di veicolo. La carrozzeria, squadrata, ha forme spigolose, con il frontale verticale e la mascherina con cinque feritoie, le fiancate e il portellone dritti, i passaruota larghi e il cofano e il tetto piatti: una linea senza tempo, che attira gli sguardi e fa simpatia. Improntati alla praticità gli interni, che hanno uno stile essenziale e appaiono robusti, esattamente quello che serve per un uso “professionale”. Classici il cruscotto a lancette a due elementi e il maniglione per aggrapparsi nei percorsi accidentati, sulla destra. La plancia è alta e ha marcate linee orizzontali, con il largo cassetto di fronte al passeggero anteriore e le manopole del “clima” allineate sotto il display di 7" a sbalzo del sistema multimediale. Un po’ imprecisa su asfalto (lo sterzo è poco diretto e lento) e con spazi di frenata molto lunghi, la Jimny è scattante e più comoda del modello precedente, anche se la rumorosità resta sensibile. A suo agio in città, dà il meglio nell’off-road impegnativo.
Vitara
Lanciata nel 2015 (e aggiornata nell'estetica e nei dettagli interni nel 2018), l'ultima generazione della Suzuki Vitara condivide con quella precedente soltanto il nome e qualche nota di stile, ma è più votata all’impiego su asfalto: priva di marce ridotte, ha una luce a terra (18,5 cm) sufficiente per affrontare sterrati non molto impegnativi. Inoltre, è disponibile anche con la trazione a due ruote motrici (versioni 2WD), che affianca le più versatili (e costose) 4WD con ripartizione automatica della coppia fra i due assi. Previsti, comunque, dispositivi che facilitano la guida fuori dall’asfalto, come il limitatore di velocità per le discese ripide (frena automaticamente facendo avanzare la vettura a 10 km/h). Alle dimensioni compatte (418 cm di lunghezza) corrisponde un abitacolo abbastanza spazioso anche nella zona posteriore, e non è male nemmeno il bagagliaio (375/1120 litri); migliorabile, però, la qualità di alcune plastiche. Le prestazioni sono brillanti e i consumi contenuti.
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